La Chiesa di San Pietro a Vasto, seppur oggi non più esistente in quanto abbattuta dopo una frana nel 1956, rappresenta un capitolo fondamentale nella storia religiosa e culturale della città. La sua vicenda, ricca di eventi e cambiamenti, è strettamente intrecciata con le vicende di Vasto e delle sue nobili famiglie.

Le sue origini sono remote e affascinanti. Si presume che la chiesa sia stata fondata nel X secolo sui resti di un antico tempio romano, forse dedicato alla dea Cerere. Inizialmente, era possedimento dell’abbazia di San Giovanni in Venere, un importante complesso monastico situato a pochi chilometri da Vasto.

Annesso alla chiesa doveva esserci un convento, probabilmente benedettino, di cui non si hanno più notizie dal Quattrocento. In questi locali fu ospitato Papa Alessandro III, quando nel 1177 trovò riparo per un mese a Vasto durante il viaggio che lo avrebbe portato a incontrare Federico Barbarossa a Venezia.

Alla fine del XIII secolo, la chiesa subì un importante intervento di restauro, in particolare del suo portale, l’unica parte ancora oggi rimasta. La sua costruzione è ritenuta opera del maestro Rogerio De Fragenis, lo stesso che eseguì nel 1293 il portale della Cattedrale di San Giuseppe in Vasto

Il portale in pietra di Majella è formato in ogni lato da una colonna con tre colonnine tortili all’interno che creano un notevole effetto di profondità.

Nella lunetta due interessanti sculture. Quella superiore rappresenta in altorilievo la vergine incoronata in trono con il Bambino in grembo. Il bassorilievo inferiore, invece, rappresenta la deposizione di Cristo con la Madonna e San Giovanni Evangelista. L’elemento che rende unica questa raffigurazione è il fatto che Gesù porta una corona regale e non la corona di spine.

Nei secoli successivi la chiesa assunse un ruolo di grande importanza, costituendo uno dei due capitoli cittadini. La concorrenza con l’altro capitolo, quello di Santa Maria, privilegiato dai d’Avalos, portò ad una rivalità sempre più aspra, tanto da sfociare in veri e propri disordini in occasione della Pasqua 1807.

A causa di questi, Giuseppe Bonaparte, che in quel momento era Re di Napoli, tolse il privilegio dei capitoli ad entrambe le chiese, elevando al rango di unica chiesa capitolare di Vasto la chiesa degli agostiniani che poi sarebbe stata dedicata appunto a San Giuseppe.

Nonostante il declassamento, al ritorno dei Borbone la chiesa godette del generale sviluppo cittadino e venne restaurata in forme neoclassiche. Al suo interno, organizzato in tre navate ognuna dotata di un’abside, nella navata sinistra erano situate tre cappelle riferimento di tre importanti confraternite.

Sono la Cappella del Purgatorio o del Pio Monte dei Morti, dove si conservavano la statua del Cristo Morto portata in processione durante la Settimana Santa. La Cappella del Santissimo Sacramento, ampliata nell’Ottocento conteneva l’opera “Il cieco di Gerico” del pittore vastese Francesco Paolo Palizzi, oggi esposta presso la Pinacoteca di Palazzo D’Avalos. La Cappella di San Giovanni Battista, che ospitava la pala d’altare “Ecce Agnus Dei” di Filippo Palizzi è anch’essa conservata oggi a Palazzo D’Avalos.

Nel 1956 la chiesa di San Pietro fu danneggiata dalla frana che distrusse un’intera fila di case del muro delle Lame. Non fu possibile salvare il monumento e nel 1959 si procedette al suo abbattimento.

La parrocchia venne spostata nella vicina chiesa di Sant’Antonio, dove vennero collocati il grande crocifisso ligneo settecentesco e le statue lignee del Cristo Risorto, San Paolo e San Pietro. Quest’ultima particolarmente cara alla devozione popolare.

L’unica parte della chiesa risparmiata a memoria dei posteri fu il muro della facciata, che funge da quinta scenografica alla piazzetta medievale di San Pietro che oggi si affaccia direttamente verso il mare. Dal massiccio campanile furono salvate le campane, di cui la più grande è visibile dietro la facciata sulla via Adriatica.