Gabriele Rossetti era già famoso in vita, ma soltanto presso una ristretta cerchia di letterati italiani che lo consideravano un simbolo della lotta antipapale, in particolare contro Pio IX, figura che molti all’epoca vedevano invece come un potenziale punto di riferimento per l’unificazione della penisola. Nel 1847, due dei suoi maggiori ammiratori, i letterati toscani Francesco Silvio Orlandini e Giambattista Niccolini, promossero la realizzazione di una medaglia, incisa da Cerbara, per raccogliere fondi a sostegno dell’esule.

La sua fama popolare iniziò con l’Unità d’Italia e si ampliò grazie alla forte carica anticlericale del neonato Regno d’Italia. Ricordiamo che l’unificazione fu completata solo con la sconfitta della Francia di Napoleone III contro i prussiani a Sedan, evento che permise l’entrata delle truppe italiane a Roma e l’annessione dello Stato della Chiesa.

In quegli anni, nella sua città natale, Vasto, Rossetti passò da essere un figlio misconosciuto a divenire una figura celebrata. Oltre al riconoscimento letterario da parte di maestri come Carducci e Pascoli, accomunati a Rossetti dalla comune appartenenza alla massoneria, contribuì alla sua fortuna il fatto che, essendo esule dal 1821 per sfuggire alla condanna a morte inflittagli da Ferdinando di Borbone, incarnava perfettamente l’emancipazione dal vecchio regime e l’adesione agli ideali risorgimentali.

L’idea di dedicargli un monumento a Vasto venne proposta per la prima volta nel 1863 dal garibaldino vastese Giuseppe de’ Conti Ricci. Nel 1871, il Comune acquistò il conio della medaglia di Cerbara, da cui furono ricavati cento esemplari in oro, venduti per finanziare l’opera.

La medaglia servì soprattutto come strumento di propaganda, sensibilizzando autorità e personaggi influenti sull’importanza del progetto. Alcuni esemplari furono donati al Re, ai Principi Reali e a vastesi illustri, come i pittori Filippo e Giuseppe Palizzi.

Nel 1883, in occasione del centenario della nascita di Rossetti, gli fu dedicata una lapide esposta nel museo archeologico. La visita a Vasto dell’unico figlio superstite di Rossetti, William Michael, e le donazioni di importanti oggetti da lui fatte al Comune, spinsero l’amministrazione a commissionare allo scultore locale Alfonso Celano il bozzetto del monumento. Celano realizzò anche un modello preparatorio in gesso, ma, per mancanza di fondi, la statua in bronzo non fu completata e il modello rimase esposto nel museo archeologico accanto alla lapide.

Nel 1897 si formò un comitato popolare per la costruzione del monumento. I fondi arrivarono solo nel 1904, grazie ai contributi della provincia, del Re e della famiglia Rossetti a Londra, ma si rivelarono insufficienti per completare il progetto. Soltanto nel 1915 l’amministrazione raggiunse la cifra necessaria per l’acquisto del bronzo, ma l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale rimandò ulteriormente i lavori.

Nei primi anni del regime fascista, la figura di Rossetti assunse un’importanza retorica ancora maggiore. Per questo motivo, il 17 aprile 1924 la sua casa natale fu dichiarata Monumento Nazionale.

Nel frattempo, grazie anche alle sottoscrizioni di alcuni industriali vastesi emigrati in Argentina, la giunta cittadina riuscì a raccogliere i fondi per completare il monumento a Gabriele Rossetti, che ora si trova al centro dell’omonima piazza.

Curiosamente, nel 1929, solo tre anni dopo l’inaugurazione del monumento, il regime fascista firmò i Patti Lateranensi e la religione cattolica tornò a essere religione di Stato. Rossetti, a causa del suo acceso anticlericalismo, fu escluso dalle antologie italiane e pressoché dimenticato.