Su piazza Verdi, il principale crocevia del traffico cittadino, si affaccia la Torre di Santo Spirito, una torre circolare di cui si può facilmente distinguere la base quattrocentesca dal secondo piano realizzato nel Novecento e rivestito ad intonaco.
Si tratta della torre di Santo Spirito, una delle cinque torri che, originariamente, costituivano i baluardi difensivi del tratto di mura detto “degli inforzi” costruito a protezione della città verso terra da Giacomo Caldora nel 1439. Deve il suo nome alla presenza a pochi metri, della chiesa di Santo Spirito annessa al convento dei padri Celestini.
Similmente alle altre due torri rimaste, quella di Bassano e quella di Diomede Del Moro, il primo piano è leggermente aggettante e le sue mura sono sostenute da una cornice a beccatelli. Il piano terra è occupato attualmente da una caffetteria. Entrando nell’ambiente, si può ancora notare il soffitto a cannicciato, realizzato legando con della malta le canne di fiume, metodo costruttivo molto antico che risale al periodo della prima costruzione della torre.
Osservandola da fuori, invece, si deve pensare che, originariamente, la torre e le mura fossero decisamente più imponenti, dato che l’attuale piano stradale della piazza è frutto del riempimento di quello che era precedentemente noto come Fosso San Sebastiano, un avvallamento in cui scorreva il torrente Angrella che ancora oggi sfocia nel primo tratto della scogliera a nord del golfo di Vasto.

Nonostante ciò, nella notte del 14 giugno 1590 oltre seicento banditi, capeggiati dal leggendario Marco Sciarra, riuscirono a scalare la torre e a saccheggiare la città. Questo episodio precederà di poco l’assedio portato dallo stesso Sciarra al collegio cardinalizio riunitosi a Roma in conclave, episodio che scatenerà la reazione degli Spagnoli fino all’uccisione del capobanda nel 1593 e al termine di quello che viene ricordato come il periodo del Grande Banditismo.
Dimesso definitivamente l’uso difensivo, la torre di Santo Spirito venne trasformata in abitazione nella prima metà dell’Ottocento e collegata a Palazzo Calabrese, uno dei migliori esempi di architettura neoclassica vastese opera dell’architetto Nicola Maria Pietrocola.
La maestria del Pietrocola nel recuperare le precedenti strutture e inglobarle nei palazzi della nuova città borghese che stava nascendo è visibile in particolare dal vicolo che si apre a destra della torre e costeggia il lato ovest di Palazzo Calabrese. Osservando da lì il fianco della costruzione, si possono ancora notare le mura in pietra che ne fanno da base e i successivi innesti in mattone che, man mano che si sale, si trasformano nelle forme neoclassiche del bel palazzo.