In cima alla collina dei Tre Segni, al termine di quella che oggi è l’ormai centenaria Villa Comunale, c’è una piccola chiesa che si affaccia sul mare.

È la chiesa di San Michele Arcangelo. È di ridotte dimensioni e sorge piuttosto lontana dal borgo, sotto la giurisdizione religiosa della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Eppure è la chiesa del santo patrono di Vasto e racchiude misteri che uno sguardo attento può scorgere nelle sue stesse mura e al suo interno. 

La sua architettura è un tripudio di significati allegorici. La disposizione, infatti, non è quella tipicamente cristiana con l’abside rivolta a Gerusalemme, ma piuttosto quella di un tempio solare, con la disposizione della croce greca ai quattro punti cardinali. La pianta a croce è inscritta a sua volta in un ottagono, che rimanda al simbolo sapienziale della perfezione. La facciata a capanna con il timpano a piramide e l’oculum al suo centro rimandano invece al simbolo massonico dell’oculus dei, l’occhio di Dio.

I misteri più intriganti sono però custoditi all’interno della chiesa di San Michele.

Entrando dal posto sotto il pronao esterno, accanto a noi troviamo due antiche acquasantiere in pietra. Sopra la tribuna di ingresso, invece, un bell’organo a canne donato nel 1907 dai vastesi emigrati a New York.

Di fronte all’ingresso, il bell’altare settecentesco in legno dorato di scuola veneziana. Sopra di esso la statua lignea di San Michele Arcangelo nelle fattezze che richiamano l’iconografia dell’opera del Sansovino a Monte Sant’Angelo. Michele è raffigurato nell’atto di trafiggere il diavolo sotto i suoi piedi con la spada.

All’interno dell’ottagono, ai lati cardinali, troviamo le statue di San Gabriele, definito forza di Dio e San Raffaele, medicina di Dio, con in mano i rispettivi simboli. Sugli altri quattro lati troviamo però, inaspettatamente, le statue di Uriele, fiamma di Dio, Barachiele, adiuvante degli oppressi e dei deboli, Geudiele, lodatore della parola di Dio, e Selatiele, mediatore e uditore di suppliche.

Si tratta di una delle poche chiese di rito cattolico al mondo a riportare la raffigurazione di sette arcangeli e non dei tre ufficialmente accettati e si tratta dell’unica ad ospitarne le statue.

Il motivo della presenza che potremmo tranquillamente definire eretica e, per di più proprio nella chiesa del patrono, va ricercato nella storia del sito, che al di là di quanto raccontano le fonti ufficiali, è molto più antica e complessa di quanto è ufficialmente attestato.

Narrano le cronache seicentesche che la Cappella fu fatta costruire dalla municipalità per ringraziare l’Arcangelo della protezione manifestata nel 1656, quando nello stesso anno si succedettero scosse di terremoto e l’ultima grande epidemia di peste. I lavori di costruzione furono portati a termine nel 1675.

Della chiesa seicentesca non rimane nulla, se non l’altare. La chiesa attuale fu costruita infatti nel 1835, dopo che nel 1827 la Chiesa aveva accolto le richieste della cittadinanza e proclamato San Michele nuovo patrono cittadino, al posto di San Teodoro.

Il culto di San Michele, però, è attestato in questa zona già dall’epoca longobarda, quando era presente probabilmente una chiesa dedicata a Sant’Arcangelo. Non deve stupire il fatto che la chiesa sia posta sulla linea micaelica, ovvero sulla linea che unirebbe i santuari dedicati a San Michele da Skellig Michael in Irlanda fino a Monte Sant’Angelo sul Gargano.