In cima all’omonima via, dove fino a un paio di secoli fa, si estendeva la campagna a poche centinaia di metri dalle porte di Vasto, sorge il Palazzo di Sant’Anna, così chiamato perché al pianterreno ospita la chiesa dedicata alla madre della Madonna.

L’ingresso alla chiesa è segnalato da un portico sorretto da due colonne doriche in mattoni. Al di sopra del portico, il ballatoio che dà accesso al piano nobile del palazzo è assistito da una caratteristica doppia scalinata semiellittica, che crea un bel motivo architettonico e, allo stesso tempo, risolve scenograficamente l’assetto della piazza sottostante, connotata da un marcato dislivello fra i due lati.

Oggi il palazzo appare piuttosto dimesso, ma la bellezza e l’originalità delle sue forme spiegano perché il 15 settembre 1832 il barone Genova abbia scelto di ospitare qui il Re Ferdinando II di Borbone, durante il suo soggiorno a Vasto.

Questo angolo squisitamente neoclassico, oggi incastonato tra un fitto tessuto urbano, fu la prima opera realizzata a Vasto dal grande architetto Nicola Maria Pietrocola, al suo ritorno da Napoli nel 1822. Il complesso, precedentemente un convento dei frati cappuccini, era stato acquistato nel 1811 dal barone Genova, dopo la cacciata dei frati, a seguito dell’editto con cui il re di Napoli, Giuseppe Bonaparte, aveva soppresso diversi ordini religiosi, incamerandone i beni allo Stato.

Con il suo intervento, il Pietrocola sostanzialmente ricostruì tutta la facciata dell’edificio, lasciando della chiesa originaria solamente l’architrave. Proprio in quel punto, possiamo leggere la data della prima fondazione della chiesa, avvenuta nel 1585, quando i frati cappuccini completarono l’opera, sui terreni loro donati quattro anni prima dal possidente Bernardino Sottile. Il convento annesso sarebbe stato completato due anni dopo, e dotato di una rendita annuale di 70 ducati, concessi da parte della città.

La prima chiesa fu dedicata dai frati a Santa Maria degli Angeli, e analogamente ad altre chiese “extra moenia”, divenne oggetto della devozione popolare per alcuni miracoli, che si narra fossero accaduti. In particolare si racconta che un frate cappuccino, Antonio da Toro, fosse tornato senza nulla dopo il giro della questua, perché aveva regalato tutto il pane ai poveri. Richiamato dal superiore, aveva detto che il pane raccolto si trovava nell’arca della chiesa, e lì i fratelli lo avrebbero trovato in abbondanza e ancora caldo, come appena sfornato.

Particolarmente devoti a Santa Maria degli Angeli furono alcuni dei d’Avalos, in particolare don Diego, colui che aveva donato a Santa Maria la reliquia della Sacra Spina, e la moglie Francesca Carafa. I due coniugi furono qui sepolti, rispettivamente nel 1597 e nel 1592.

Nei secoli successivi, la devozione popolare si incentrò soprattutto sulla figura di Sant’Anna, protettrice delle partorienti. A lei era dedicato un dipinto, oggi perduto, che la ritraeva con Maria fanciulla e San Gioacchino. Per questo motivo, quando il barone Genova fece riconsacrare la chiesa al culto, al termine dei lavori eseguiti dal Pietrocola, la stessa fu dedicata a Sant’Anna.

Chiesa di Sant'Anna
Chiesa di Sant’Anna

Da allora la chiesa è sempre rimasta aperta, posta sotto il capitolo di Santa Maria Maggiore.

Il culto di Sant’Anna è ancora vivo, tanto che nella stessa chiesa madre vi è un altare, all’inizio della navata destra a essa dedicato.

Il nome Anna è particolarmente diffuso in città, e in molti casi, indica il voto fatto dalla madre alla santa, per essere protetta al momento del parto. Per lo stesso motivo, il 26 luglio, festa di Sant’Anna, la chiesetta torna ad essere al centro della devozione popolare di tanti vastesi.