Il culto di San Michele, patrono di Vasto, è stato presente in città sicuramente durante la dominazione longobarda, quando nei pressi dell’attuale chiesa, sorgeva un luogo di culto dedicato a Sant’Arcangelo, forse di origine ancora precedente e di epoca bizantina.

Il culto del comandante delle schiere angeliche non è mai scomparso, altrimenti i vastesi non si sarebbero votati a lui, per sconfiggere la temuta peste alla metà del XVII secolo. La devozione all’arcangelo era già presente nel Seicento, all’interno della potente collegiata di Santa Maria, sede della confraternita del Gonfalone, nata a inizio Quattrocento sotto l’influsso del movimento dei Penitenti.

La confraternita, ancora oggi operante, anche se inglobata nella più ortodossa confraternita della Sacra Spina, è stata quella che ha accompagnato la statua di San Michele nella nuova chiesa nel 1675, e da allora ne ha preso la custodia.

Altro elemento che evidenzia l’importanza dell’Arcangelo Michele durante il XVII secolo, è dato dal certificato di battesimo di Cesare d’Avalos d’Aquino, futuro marchese di Vasto, datato 1667, e tuttora conservato a Santa Maria. Oggi tutti lo ricordano come Cesare Michelangelo d’Avalos, ma venne battezzato con la più esplicita formula di Cesare Michele Angelo.

Cesare Michelangelo d’Avalos sarebbe stato per tutta la vita devoto a San Michele, avrebbe fatto ristrutturare il santuario di Liscia, e avrebbe promosso il culto di San Michele anche a Vasto, in funzione alternativa all’ortodossia papale. D’altra parte, don Cesare era stato anche scomunicato e condannato a morte dal Papa, perché si era schierato con gli Asburgo e contro Luigi XIV, il grande protettore del papato. La rinascita del culto di San Michele è da situare in quel periodo che sarebbe poi terminato nel 1734, con il ritorno degli spagnoli sul Regno di Napoli, e una restaurazione del controllo della Chiesa romana, sulla vita religiosa e sociale del Regno.

L’introduzione a metà del Settecento di San Teodoro di Amasea, come nuovo patrono di Vasto in sostituzione di Maria Assunta, fa pensare che la Chiesa cercasse in esso una sorta di sostituto dell’Arcangelo, dato che il martire cristiano presenta nella sua iconografia molti dei tratti attribuiti all’Arcangelo Michele. San Teodoro, infatti, è raffigurato mentre uccide un drago con la sua lancia, così come Michele uccide il demonio con la sua spada.

San Teodoro però non si affermò mai nella devozione popolare. Così l’Arcangelo Michele divenne oggetto di culto anche tra i primi carbonari, tanto che la sua statua venne portata in processione in cattedrale il 21 luglio del 1820, e insignita della fascia di Gran Maestro della Carboneria.

Nel 1827, la chiesa accolse le richieste della cittadinanza, e proclamò San Michele nuovo patrono di Vasto.