Il Museo Archeologico è il più antico d’Abruzzo, fondato nel 1849 come Gabinetto Archeologico Comunale di Vasto, dal medico e storico locale Luigi Marchesani. Il suo intento era raccogliere i reperti messi a disposizione da alcune famiglie storiche della città, insieme a quelli che egli stesso raccoglieva e catalogava, in occasione di rinvenimenti nelle zone limitrofe al centro abitato. 

Ospitato inizialmente nel palazzo comunale, attuale palazzo del Vescovado nell’omonima via, il Museo fu trasferito nel 1859 nel palazzo della sottoprefettura regia, l’ex convento di San Francesco adiacente alla chiesa di Sant’Antonio. Lì venne allargato e riallestito, per opera di un altro letterato e storico vastese, Luigi Anelli.

L’attuale Museo Archeologico, nonché buona parte della identità culturale vastese, sono frutto del lavoro di questi due personaggi.

A loro dobbiamo, fra le altre cose, i due compendi di storia cittadina, su cui si sono formate le successive generazioni.

La frana del 1956, la stessa che avrebbe portato vent’anni dopo a scoprire al di sotto del convento dei francescani le terme romane, portò alla chiusura del museo.

Venne riaperto solamente negli anni Settanta, al pian terreno di Palazzo d’Avalos, nei locali che originariamente avevano ospitato il teatro marchesale ed erano stati successivamente convertiti a sala di proiezione cinematografica. 

Museo Archeologico
Museo Archeologico

Con l’esposizione del primo grande mosaico rinvenuto nelle terme romane, il cosiddetto Mosaico Marino, il museo crebbe d’importanza.

Tuttavia, una nuova minaccia di frana del costone orientale di Vasto portò ancora alla sua chiusura negli anni Novanta. Nel 1998, il museo venne riaperto nella forma attuale, senza il mosaico delle Terme, riportato nel suo sito originario.

Oggi il museo è suddiviso in cinque sale, che rispettano l’ordine cronologico dei reperti esposti. Nella prima sala, dedicata al periodo frentano, troviamo reperti compresi tra il IX e il III secolo a.C..

Sono esposti i corredi funerari delle necropoli del Tratturo e di Villalfonsina, terrecotte votive dei santuari di Villalfonsina e Punta Penna, una raccolta di bronzetti, e una di numismatica. Inoltre sono esposte delle epigrafi provenienti dal sito di Punta Penna. Sono scritte in lingua Osca, la lingua preromana parlata dai Frentani e da altre popolazioni nel sud Italia.

La seconda sala è dedicata allo sviluppo della città di Histonium nella prima età imperiale, cioè nel primo secolo a.C.. Sono esposti sarcofagi, anfore e ritratti della gens giulio-claudia, la stirpe che diede a Roma gli imperatori da Ottaviano Augusto a Nerone.

La terza sala riguarda l’espansione di Histonium nella piena età imperiale, vale a dire I e II secolo d.C.. Si conservano reperti dell’anfiteatro, degli acquedotti, delle cisterne e delle terme. Sono inoltre esposti mattoni bollati, lucerne e un busto di ottima fattura, probabile ritratto di Ulpia Marciana, sorella dell’imperatore Traiano.

Nella quarta sala sono conservati i cippi ad ara e i corredi funerari, provenienti dalle più importanti necropoli cittadine, situate presso l’area dell’attuale piazza Barbacani, Santa Maria delle Grazie, Vasto Marina ed Incoronata.

Nell’ultima sala si trovano reperti della tarda antichità e dell’Alto Medioevo. Di importanza storica un’epigrafe che testimonia il restauro del Campidoglio cittadino, compiuto nel 357 d.C., dopo un disastroso terremoto del Sannio del 346. Sono inoltre esposte monete bizantine e la cuspide di un ciborio proveniente da una chiesa vastese dell’VIII secolo.

Dal Museo Archeologico, c’è infine l’accesso al giardino alla napoletana di Palazzo d’Avalos. Presso il muro a sud del palazzo, sono esposti altri reperti archeologici minori come lapidi, colonne e parti di statue.