Palazzo Ciccarone, maggior palazzo gentilizio di Vasto dopo Palazzo d’Avalos, si affaccia su Corso Plebiscito con una scarna architettura settecentesca, scandita da finestre e balconi regolarmente disposti su due piani. I tre ingressi che si aprono al piano terra danno accesso ai locali che venivano usati dalla nobiltà fondiaria, come depositi per le derrate agricole.

Il palazzo, infatti, deve il suo nome alla famiglia dei baroni Ciccarone, originaria della vicina Scerni, giunti a Vasto a inizio Ottocento, e ancora oggi sua proprietaria.

Dopo aver acquistato il palazzo nel 1823, dai Conti de Nardis che lo avevano edificato nel secolo precedente, Francesco Paolo Ciccarone provvide a innalzarlo di un piano, e a dotarlo di una torretta, che si può scorgere solo allontanandosi dal palazzo stesso, perché realizzata in posizione arretrata.

Siamo in quella che originariamente era chiamata la via di San Giovanni, poiché fino al Quattrocento, qui si affacciava l’ospedale creato dai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, oggi conosciuti come Cavalieri di Malta. Bisogna infatti ricordare, che sebbene siamo nel tracciato della città romana, su quello che era originariamente uno dei cardi minori, questa zona in epoca medievale era al di fuori delle mura angioine, ed era dedicata alle attività dei tanti ordini monastici che vi erano confluiti.

Palazzo Ciccarone
Palazzo Ciccarone

Con l’espansione della cinta muraria ad opera di Giacomo Caldora, questa sezione della città attese fino al Seicento per una sua risistemazione urbana. Dopo che nel 1593 con Innico III, Vasto fu elevata a capitale del marchesato dei d’Avalos, numerose famiglie nobili individuarono questa zona per costruirvi le proprie dimore gentilizie.

Il palazzo è oggi abbandonato, e purtroppo, non è visitabile. L’unica parte che viene saltuariamente aperta alle visite, è la sua cappella gentilizia, la chiesetta di San Teodoro, il cui accesso è da via San Francesco di Assisi. La cappella deve il suo nome al fatto di aver conservato per oltre duecento anni le reliquie del precedente Santo patrono di Vasto, oggi visibili nella vicina chiesa del Carmine.

Il palazzo conserva inoltre la biblioteca, creata dopo l’unità d’Italia da Francesco Ciccarone, in cui sono conservati oltre ventimila volumi d’epoca, e lettere autografe di grandi personaggi politici, che hanno intrattenuto rapporti con la famiglia Ciccarone, nell’arco di oltre un secolo.