La piazza che si apre accanto all’abside della chiesa di Santa Maria Maggiore e da cui si scende con una scenografica scalinata alla porta di Santa Maria, oggi nota come “Porta Catena”, prende il nome di Piazza del Tomolo, da un’antica misura commerciale che corrispondeva al grano necessario a seminare un “tomolo” di terra, ovvero poco più di cinquanta chili, sufficienti a seminare un lotto di circa 3.200 metri quadrati.

Nel 1426 la regina Giovanna II concesse infatti di fare il mercato ogni domenica nella piazza posta in corrispondenza della porta di Santa Maria, quella da cui si raggiungeva la città dalla sua marina. Il mercato, che successivamente venne spostato al sabato e che si tenne qui fino al 1548, consentiva la vendita dei prodotti agricoli senza il pagamento del “dazio”.

Sulla piazza, circondata da botteghe di commercianti, era presente una grossa pietra scavata che serviva appunto per misurare il “tomolo” di grano.

La stessa pietra, però, era usata anche per mettere alla berlina coloro che non potevano pagare i debiti e che qui venivano denudati e fatti sedere sulla fredda pietra mentre i passanti potevano burlarsi di loro. 

Porta Catena
Porta Catena

Oggi la piazza è nota per la caratteristica discesa a Porta Catena e lo splendido affaccio sul mare che da lì si può godere, ma anche per una curiosa leggenda che trae spunto dalla lastra tombale murata sul lato dell’abside di Santa Maria Maggiore, che i vastesi chiamano comunemente “Zà Mascia”, ovvero “Zia Tommasa”.

La lastra funeraria, probabilmente di epoca normanna, è stata murata all’esterno della chiesa dopo i lavori di rifacimento della prima metà dell’Ottocento. I vastesi, però, credono che si tratti di una rappresentazione della Morte, che non vogliono nominare e che per questo chiamano appunto “Zà Mascia”, e ritengono che gli innamorati che si baciano in questa piazza non potranno mai arrivare a sposarsi.