Le reliquie di San Teodoro Martire che oggi sono esposte nella teca conservata nella chiesa del Carmine arrivarono a Vasto in solenne processione il 4 dicembre 1751 come dono alla cittadinanza da parte del marchese Diego II d’Avalos.

Le spoglie del santo, acclamato come nuovo patrono dai cittadini al posto dell’Assunta, vennero prese in custodia dai conti de Nardis che le sistemarono nella cappella gentilizia del loro palazzo sulla via di San Giovanni.

Le fortune di San Teodoro come patrono cittadino ebbero vita breve. Nel 1827, a furore popolare, sarà rimpiazzato dall’arcangelo Michele, simbolo della lotta del bene contro il male e della sconfitta delle tenebre, Nel 1827, a furore popolare, sarà rimpiazzato dall’arcangelo Michele, simbolo della lotta del bene contro il male e della sconfitta delle tenebre, valori particolarmente cari ai carbonari. Questi ultimi, già nel 1820, lo avevano anche insignito pubblicamente della fascia di Gran Maestro.

Il corpo del patrono ormai abiurato rimase così per altri centocinquanta anni nella cappella del palazzo, nel frattempo acquistato dai baroni Ciccarone. Solamente nel 1970, con l’abbandono di Palazzo Ciccarone da parte degli eredi della casata e la chiusura della chiesa gentilizia, le reliquie furono spostate presso la chiesa del Carmine, dove oggi sono esposte alla devozione popolare.

Ma chi era San Teodoro e perché a Vasto fu tentato di instaurare il suo culto?

In mancanza di fonti dirette, è difficile dare una risposta. Il fatto che il santo sia sempre stato indicato come martire, fa pensare che le reliquie fossero riferite a San Teodoro di Amasea, soldato Romano martirizzato nel 306 d.C. sotto Galerio. 

Anche se di santi con questo nome ce ne sono diversi, è interessante notare come la fortuna altomedievale di San Teodoro, patrono prima di Venezia e successivamente di Brindisi, si sia basata su un’iconografia che lo assimila a San Giorgio e, in un certo qual modo, anche a San Michele. San Teodoro, infatti, è rappresentato solitamente armato di una lancia, mentre trafigge un drago.

Il fatto che a Vasto i d’Avalos portassero le reliquie di un altro soldato romano, dopo il corpo di San Cesario donato dal Marchese Cesare Michelangelo alla chiesa di Santa Maria, lascia pensare che ci fosse il preciso intento di accentrare su figure di questo tipo, e quindi nell’alveo dell’ortodossia cattolica, la devozione popolare a San Michele già ampiamente diffusa e attestata in città.

Ciò che è certo, comunque, è che il culto del nuovo santo non lasciò particolari segni nella cultura cittadina, tanto che oggi non possiamo annoverare neanche un dipinto o un’opera ad esso dedicate.